Il caso di Chiara Poggi continua a far parlare di sé con una svolta che potrebbe cambiare tutto. Francesca Bugalalla, creatrice del canale YouTube “Bugalalla Crime” con oltre 204mila iscritti, ha collaborato con Zona Bianca su Rete 4 portando alla luce una testimonianza che potrebbe scardinare uno degli alibi più solidi dell’inchiesta su Garlasco. Al centro della vicenda c’è Roberto Favalli, ex direttore del supermercato Famila di Garlasco, che ha deciso di rompere il silenzio dopo anni.
La testimonianza di Favalli riguarda direttamente Maria Rosa Poggi, madre delle gemelle Stefania e Paola Cappa, e il loro presunto alibi per la mattina del 13 agosto 2007, giorno dell’omicidio di Chiara Poggi. Secondo quanto emerso, le gemelle Cappa e la loro madre erano clienti abituali del Famila, dove si recavano quotidianamente per fare la spesa, ma il 13 agosto 2007 non si sono mai presentate al supermercato, contraddicendo la versione ufficiale.
Roberto Favalli Smonta l’Alibi delle Gemelle Cappa
La dichiarazione di Favalli diventa particolarmente significativa quando racconta che una collaboratrice domestica delle Cappa fece la spesa utilizzando il loro bancomat. Questo dettaglio potrebbe spiegare eventuali tracce di pagamento che confermerebbero la presenza al supermercato, senza che le dirette interessate fossero effettivamente presenti quella mattina.
Quello che rende questa testimonianza ancora più rilevante è che Favalli aveva già riferito questi dettagli ai carabinieri all’epoca, ma inspiegabilmente la sua dichiarazione non fu mai verbalizzata ufficialmente. Solo ora, dopo aver lasciato diversi commenti sotto i video di Bugalalla, è entrato in contatto con la content creator e ha deciso di depositare formalmente la sua testimonianza in Procura.
Lovati Svela il Mistero delle Voci di Omicidio
Proprio mentre in studio a Zona Bianca si discuteva di questa nuova testimonianza, l’avvocato Massimo Lovati ha lanciato una vera e propria bomba mediatica. Ha dichiarato che il 13 agosto 2007, alle ore 11:30 del mattino, a Vigevano circolava già la voce di un omicidio a Garlasco.
Questo dettaglio è estremamente significativo se consideriamo che, secondo la ricostruzione ufficiale, il corpo di Chiara Poggi fu scoperto solo nel pomeriggio. Come era possibile che la notizia circolasse già ore prima? Bugalalla interpreta questa mossa come un tentativo di distogliere l’attenzione dalla testimonianza di Favalli, ma la dichiarazione di Lovati apre scenari inquietanti sulla tempistica degli eventi.
DNA Maschile Sconosciuto Riscrive il Caso Garlasco
Le prime indiscrezioni sui risultati dell’incidente probatorio potrebbero riscrivere completamente la storia del caso Garlasco. Sarebbe stato rilevato DNA maschile su ben tre reperti: impronte, tappetino del bagno e tampone orale di Chiara Poggi. Il dato più sconcertante è che questo DNA non corrisponde né ad Alberto Stasi, condannato per l’omicidio, né ad Andrea Sempio, il nuovo indagato.
La presenza di materiale genetico di un uomo ancora non identificato potrebbe indicare il coinvolgimento di un terzo soggetto finora rimasto nell’ombra. Questa scoperta rappresenta un elemento cruciale che potrebbe ribaltare l’intera ricostruzione del delitto e aprire nuove piste investigative.
Zaino Militare e Scarpe con Suola a Pallini
Un altro elemento che arricchisce il quadro già complesso è il ritrovamento di oggetti potenzialmente collegati al delitto. Un muratore di Tromello, Mustafa Etarazz, ha dichiarato di aver trovato in un canale uno zaino militare contenente attrezzi e, forse, un paio di scarpe con la suola a pallini.
Questo dettaglio assume particolare rilevanza considerando che le impronte lasciate sulla scena del crimine potrebbero corrispondere proprio a questo tipo di calzature. Tuttavia, permangono dubbi sulla natura esatta degli oggetti ritrovati e sulla loro effettiva connessione con il caso.
Omertà e Intimidazioni a Garlasco
Uno degli aspetti più inquietanti emersi dal lavoro di Bugalalla è il clima di omertà che avvolge Garlasco. Diversi testimoni avrebbero subito minacce o intimidazioni per scoraggiarli dal testimoniare, mentre la famiglia Cappa minaccerebbe azioni legali contro chi osa contraddire la loro versione dei fatti.
Questa situazione ha spinto Bugalalla a lanciare un appello diretto ai cittadini di Garlasco, incoraggiandoli a testimoniare anche in forma anonima. Il successo del caso di Roberto Favalli dimostra che è possibile far emergere la verità, anche dopo anni di silenzio forzato.
Bugalalla Crime e la Ricerca della Verità
Il lavoro di Bugalalla rappresenta un esempio di come i content creator indipendenti possano svolgere un ruolo cruciale nel fare luce su casi di cronaca nera irrisolti. La sua collaborazione con Zona Bianca segna un ponte importante tra il mondo dei social media e quello dell’informazione tradizionale, dimostrando che la ricerca della verità può avvenire attraverso canali alternativi.
La testimonianza di Roberto Favalli potrebbe essere solo la punta dell’iceberg. Se davvero l’alibi delle gemelle Cappa è costruito su basi fragili, l’intero impianto accusatorio contro Alberto Stasi potrebbe vacillare. La presenza di DNA maschile non identificato aggiunge un ulteriore tassello a un puzzle che sembra tutt’altro che completato. Il caso Garlasco continua a riservarci sorprese, e grazie al lavoro di investigatori indipendenti come Bugalalla, la speranza che la verità emerga finalmente rimane viva.
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